Incubo privatizzazione per la Fincantieri. Uno spauracchio che si ripresenta per i lavoratori del cantiere navale. Un ipotesi che non piace ai sindacati di categoria che puntano il dito contro il premier Berlusconi che da quattro mesi ha bloccato le attività del ministero dello sviluppo economico di cui conserva l’interim, quel ministro che avrebbe garantito una soluzione alla crisi che affligge il settore. Senza un possibile soluzione per i 650 lavoratori della Fincantieri di Castellammare a dicembre scatta la cassa integrazione straordinaria, ammortizzatori sociali a scadenza, un viatico per la perdita definitiva del posto di lavoro. Poche le possibili strade percorribili.
Non è ben vista una possibile privatizzazione della cantieristica italiana, facilmente aggredibile nelle quotazioni in borsa, come ha sostenuto anche Duccio Valori, ex direttore centrale dell’Iri. Ma i sindacati puntano il dito anche contro altre possibili strategie, scenari già immaginati nel 2007 e che riportano la mente alla vertenza Fiat Pomigliano. Il sindacato contesta sia numerosi punti del piano industriale che la collocazione in borsa. Il punto di maggiore discordanza sul piano industriale sembra riguardare gli investimenti in cantieri all’estero. Già nel 2007 Fincantieri pensava di investire negli Stati Uniti, perché questa è la condizione per partecipare alle gare per forniture militari; nei Carabi e nel Baltico per una rete per il refitting, a tutto svantaggio della cantieristica statale.