Arriva dicembre e con l’atmosfera natalizia, l’albero, il presepe, le luci, arrivano immancabili anche le tasse. E’ il mese del saldo Tasi, ma in questi giorni agli scafatesi sta arrivando anche la Tari, la tassa sui rifiuti che ha sostituito la vecchia Tares. Da quest’anno gli enti locali non ricevono più contributi statali e l’intero costo del ciclo dei rifiuti deve essere pagato interamente dai cittadini. A Scafati questo costo, come da piano finanziario presentato dall’Acse e approvato in consiglio comunale, è pari a 11,5 milioni di euro. E’ l’importo più alto tra i comuni capofila della provincia di Salerno, infatti a Cava Dei Tirreni, più popolosa ed estesa territorialmente, il ciclo costa 10,5 milioni circa, mentre a Nocera si arriva ai 9,5 milioni di euro.
Dati importanti, perché le tariffe vengono calcolate proprio per coprire questa cifra. E’ palese che più è basso il costo totale e più basso sarà l’importo che il contribuente pagherà. Ma non è così, purtroppo per le 17mila famiglie scafatesi. Quest’anno, come da aggiornamento della normativa nazionale voluta dal Governo, la Tari è calcolata sulla base di due parametri, uno legato ai metri quadri dell’abitazione e uno al numero dei componenti familiari. Per farci un’idea, prendiamo una famiglia tipo di 4 persone e 100 metri di abitazione: 577 euro l’importo da pagare, oltre al 5% dovuto alla Provincia. Rispetto alla Tares del 2013 si parla di un aumento di circa il 15-20%. In nessun altro comune salernitano si pagherà di più, a Salerno la stessa famiglia pagherà poco meno di 500 euro, a Napoli sui 475 euro.
L’Acse è finita al centro delle polemiche delle opposizioni consiliari per l’alto costo del ciclo totale dei rifiuti. Come si è arrivati a 11 milioni e mezzo di euro? Per un servizio del resto non eccellente e con una percentuale di raccolta differenziata sotto al 50%? A concorrere a questo totale le seguenti voci: 8,3 milioni di costo servizio attività Acse. 650 mila euro costo della riscossione, quasi mezzo milione di euro costa l’addizionale provinciale, 49 mila euro è il costo del servizio attività del Comune di Scafati, 1,87 milioni di euro è il costo dello smaltimento frazione indifferenziata a carico del Comune e 140mila euro la riduzione per la differenziata delle utenze domestiche. Troviamo curiosamente addebitati agli scafatesi 110mila euro di bustame, 250 mila euro sono gli interessi addebitati annualmente al Comune di Scafati, unico socio della partecipata. Troviamo pure in bolletta una componente derivata da 100mila euro di piano della comunicazione e promozione della differenziata. Incassare la Tari ovviamente ha un costo, pari a 650 mila euro, derivati dall’aggio dovuto alla Geset del 4,49% più iva 22% e spese postali. Infine, smaltire l’indifferenziato in discarica costa quasi 2 milioni di euro.
In aula, il Pd faceva notare: “le riduzioni della Raccolta Differenziata, stimati in 140mila euro e i 650mila euro dovuti alla Geset non possono essere considerati come parte dei costi del servizio, come vuole la legge. Ma vi è di più- spiegava D’Alessandro, capogruppo Pd – perché sul costo del servizio viene fatta gravare una somma di euro 250mila relativa ad interessi pagati all’ACSE Spa. Al di là del fatto che andrebbe verificato approfonditamente perché il Comune versa questa quota annuale di interessi, ma in ogni caso questa somma non può né deve costituire costo del servizio”. Contestati questi addebiti, secondo i democratici il costo totale scendeva da 11,5 a poco più di 10 milioni di euro e per tale motivo fu chiesto il rinvio della discussione. Un milione e mezzo di euro in meno da coprire, che tradotto in soldoni significava una bolletta più leggera per gli scafatesi. Non è andata così.
Adriano Falanga