Palazzo Mayer ordina la demolizione delle opere abusive a casa dell’ex sindaco Pasquale Aliberti. Non si arresta il lungo braccio di ferro tra l’Ente e l’ex primo cittadino, relativamente ai presunti abusi riscontrati nella villetta familiare a due piani in cui vive la famiglia Aliberti, in via Aquino. A seguito del sopralluogo effettuato dalla Polizia Municipale agli ordini del comandante Giovanni Forgione, il 22 novembre scorso, furono riscontrate difformità rispetto al permesso di costruire 48 del 2014, con Aliberti sindaco in carica. I riscontri portati a termine dall’ufficio tecnico guidato dall’architetto Antonio D’Amico fecero scattare, il 12 dicembre, i sigilli alle opere ritenute abusive con trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore. Sequestro convalidato dal Gip Luigi Levita pochi giorni dopo, con tanto di iscrizione di Pasquale Aliberti sul registro degli indagati per abusi edilizi. L’avvocato Ippolito Matrone, legale di fiducia della famiglia Aliberti, impugnerà il provvedimento tanto da convincere il Pubblico Ministero dottoressa Anna Chiara Fasano, il 12 febbraio, ad ordinare la rimozione dei sigilli. Appena 24 ore dopo il dirigente dell’Utc scafatese, Antonio D’Amico, emanerà ordinanza di demolizione e ripristino dei luoghi. All’ex sindaco viene intimato di demolire a sue spese, entro 90 giorni, le opere ritenute abusive. Le contestazioni mosse a suo carico sono la realizzazione di un locale, ad uso deposito, nel seminterrato, con una superficie utile di circa 29 mq, avente accesso da una rampa di scale dal locale deposito/cantina. Si tratta, secondo le foto mostrate da Aliberti sulla sua pagina social, del sottoscala che dal garage porta all’abitazione soprastante. Al piano rialzato viene poi contestato un ampliamento della terrazza per altri 40 mq, laddove dovevano esserci due giardini pensili, mentre sarebbero diventate unità abitative alcuni locali originariamente destinati ad altri usi, non residenziali. “Il terrazzo che affaccia sul giardino doveva essere un pergolato (un giardino pavimentato con fiori e vegetazione). Purtroppo le piante che pure c’erano risultano appassite pur essendo ancora nei vasi” scriverà Aliberti in sua difesa. Il pm, all’esito della valutazione richiesta e depositata il cinque febbraio scorso, accerterà che le opere in contestazione sono di fabbricazione risalente nel tempo, con il termine prescrizionale ormai decorso, come previsto per i reati contravvenzionali del caso. “Emerge anche l’impossibilità di reperire i titoli autorizzativi rilasciati all’epoca per l’immobile in oggetto, rispetto ai quali deve effettuarsi l’accertamento edilizio-urbanistico” spiegherà la dottoressa Fasano. Per questo, allo stato non esistono più le condizioni e le esigenze che giustifichino il sequestro. Restano però le opere considerate abusive dal Comune di Scafati, che intimerà la loro demolizione entro il 12 maggio prossimo. Aliberti, che a seguito del dissequestro aveva chiesto l’archiviazione del caso, quasi certamente ricorrerà al Tar per rivendicare le sue ragioni.
Adriano Falanga