Quegli addii mancati.
I carri funebri corrono veloci lungo le strade di accesso ai camposanti. Il rito del distacco e dell’addio alle persone care, amici ma anche semplici conoscenti è sospeso. Sono sospesi tutti i sentimenti di dolore. Pochi possono piangere i loro cari. Questo maledetto virus, per ovvie ragioni precauzionali, non permette più il lungo addio, l’elaborazione, il doloroso percorso accompagnatorio. Il decesso prima di marzo si accompagnava ai riti silenziosi e secolari. C’erano ventiquattro ore per dire addio ai propri cari, una sottile “via crucis”.
Un muto protocollo domestico del dolore.
Tutto era scena, un muto protocollo domestico del dolore: il letto di morte preparato con la coperta del corredo e l’orlo dei merletti delle lenzuola, la camera ardente, il sussurro sottovoce a ricordare la terrena vita dell’estinto. Anche l’odore del caffè e dei cornetti poggiati sul tavolo nella stanza accanto alla “camera ardente” della salma, il forte olezzo floreale dei “cuscini”. Poi le “esequie”, l’omelia e il ricordo del caro estinto nell’eco della chiesa. Rituali improvvisamente sospesi in questi giorni di quarantena, dove chi muore resta solo anche nell’ultimo viaggio terreno dalla propria terrena dimora al camposanto. Solo poche “lacrime scelte” e il feretro che veloce raggiunge i campi d’inumazione o il forno crematorio. Resta poco del distacco dalla presenza terrena della “buon’anima”. Lontano si intravede una luce: in un “nuovo rinascimento” si farà l’appello dei mancanti. Quanto tutto sarà banalmente andato bene
L’appello degli assenti.
Alla riapertura sociale, di porte, portoni e cancelli, quando le strade torneranno a pullulare, con l’augurio di una consapevole prudenza generalizzata, quando a farla da padrona sarà ritornata predominante la solita “routine” con lo sfondo animato dai mezzi pubblici, le aule scolastiche, dei bar, degli stadi e gli studi televisivi, il distanziamento sociale sarà lo spettro che rimarcherà i vuoti lasciati dal passaggio del coronavirus. Le assenze saranno tante e tutte da elaborare. Assenze sospese da ricordare, piangere e da offrire la pietà umana. Il destino ci è debitore di tutti questi lutti non vissuti con dolore, pianto e senza il tocco funereo delle campane. Si torni a elaborare il lutto, sia questo religioso che laico, il pianto e il dolore non hanno distinzioni.
Luciano Verdoliva