Gli ultimi due pazienti positivi al Covid sono arrivati ieri notte da Pisciotta, portando così a 17 il numero dei ricoverati presso il reparto di Malattie Infettive del Covid Hospital Scarlato di Scafati. La struttura non solo si è rivelata fondamentale per il contenimento dell’epidemia durante la fase del lockdown, ma oggi è diventato d’importanza strategica e punto di riferimento di tutta la provincia salernitana. E’ qui infatti che stanno arrivando le decine di soggetti risultati positivi nei due focolai salernitani: quello del rione Carmine nel capoluogo di provincia e quello cilentano.
Situazione sotto controllo.
“La situazione è sotto controllo, a differenza dei mesi scorsi, oggi disponiamo di mezzi, risorse, attrezzature e medicinali per combattere il Coronavirus”. E’ sostanzialmente sereno il dottor Mariano Corrado, infettivologo a capo del reparto scafatese. “Notiamo un virus meno aggressivo, questo si”. Sui 17 ricoverati “oltre il 50% è paucisintomatico, con sintomi lievi, tipici del Covid. Non sono gravi neanche gli altri, anche se hanno bisogno di respirazione assistita” aggiunge il primario. Un solo paziente è ricoverato in rianimazione, perché bisognoso di un tipo di respirazione assistita più complesso. “Nonostante non ci sia ancora una vera cura ufficiale per la malattia, stiamo comunque applicando i protocolli oramai noti e diffusi in tutta Italia, con la somministrazione di antivirali nati per altre patologie ma rivelatisi utili per il Covid”.
La fase 2 si è chiusa con lo svuotamento dell’ospedale, e i nuovi casi registrati erano relativi a soggetti pressoché asintomatici. Lo testimoniano i dati del Ministero della Salute, che vedono poco più di 800 pazienti ospedalizzati e meno di 50 in terapia intensiva, in tutta Italia. “La percezione qui sembra diversa perché abbiamo il reparto pieno, ma è normale del resto, da noi arrivano i malati di tutta la provincia, siamo centro specializzato e attrezzato”. Ed è questa certezza che spinge il dottor Corrado a essere ottimista sul futuro.
Pronti per una seconda ondata.
“Anche se ci fosse una seconda ondata, questa volta non ci troveremo impreparati. Adesso conosciamo la malattia, disponiamo di mezzi e attrezzature. E’ cambiato molto da quando nei mesi scorsi i pazienti arrivavano qui e dopo poche ore eravamo costretti a trasferirli in sub intensiva o rianimazione, almeno fino a questo momento, la malattia è controllabile e guaribile, molto meno aggressiva rispetto alle origini della pandemia”. Non c’è ufficialità sul come siano scoppiati i focolai in provincia, certo è che quasi tutti i ricoverati sono collegati tra loro. “Molto probabilmente si tratta di una famiglia arrivata dal nord o anche di qualcuno di ritorno dall’estero” suggerisce il primario. Il professionista esclude il ritorno a un nuovo lockdown. “Sarebbe ancora più pericoloso – ragion per cui dispensa consigli – oramai siamo abituati a indossare la mascherina. Nei luoghi chiusi, o all’aperto senza distanza di sicurezza e in presenza di persone sconosciute, non costa nulla indossare la mascherina, preservando noi stessi e il prossimo”. E naturalmente attenzione agli oggetti di uso comune. “Vale sempre il consiglio d’igienizzare frequentemente le mani”.
Certezze per il futuro.
Il dottor Corrado ci anticipa i passi in avanti fatti fino a oggi dalla ricerca, soprattutto sugli anticorpi riprodotti in laboratorio, che stanno dando buoni risultati nella sperimentazione, mentre il vaccino potrebbe arrivare non prima del 2021. “In autunno sarà fondamentale intensificare i tamponi, per diagnosticare subito ciò che è Covid dalle diverse patologie respiratorie e influenzali tipiche della stagione invernale – spiega ancora – questo permetterà di evitare d’intasare gli ospedali e la nascita di focolai”. Insomma, niente allarmismo per l’ottimo dirigente medico del Covid Hospital Scarlato, tutto può essere gestibile. Fondamentale, come sempre, tanto buon senso e precauzioni. Chiudere non serve a nulla.
Adriano Falanga