Campania. Il sisma: quarant’anni dopo, vite cambiate.
In una fresca domenica pomeriggio di fine autunno è bastato un minuto e mezzo di terrore per rovinare la quiete di una vasta area, ancora lontana dall’industrializzazione avanzante, e le vite di centinaia di migliaia di persone.
Ore 19,35, gli attimi del terrore.
Mancano pochi secondi alle 19,35, e’ il 23 novembre del 1980 e la terra trema fortissimo al confine tra Campania e Basilicata, tra le due province di Avellino, Salerno e quella di Potenza, in Basilicata. Una scossa di magnitudo 6.9, che nella scala di valutazione di Mercalli, corrisponde al decimo grado, ovvero completamente distruttiva, e che semina, quindi, distruzione radendo al suolo case, strade, e paesi interi.
Una tragedia immane.
Una delle più grandi tragedie del novecento, per la quale fa paura anche solo elencare i numeri: 2914 morti, 8848 feriti, circa 300.000 senzatetto. Cifre spietate come le immagini di Sant’Angelo dei Lombardi, il comune più colpito, quasi 500 deceduti, e delle sue abitazioni ridotte “a nidi di vespe” come scrisse Alberto Moravia nell’articolo per l’Espresso dal titolo “Ho visto morire il Sud”. O come quelle di Balvano, nel potentino, dove il crollo del soffitto della Chiesa Madre seppellì un gruppo di 66 persone composto principalmente da bambini e ragazzi.
Anche l’agro nocerino sarnese venne devastato.
Ma tutta la Campania fu colpita dal terremoto più forte degli ultimi 100 anni in Italia.
E anche l’agro nocerino sarnese pagò a caro prezzo la devastazione dell’onda d’urto del sisma.Morti e feriti, interi quartieri di paesi e città distrutti.Da Salerno alle due Nocera, da Scafati, ad Angri, a Sarno.Intere generazioni segnate da questa terribile devastazione hanno subito un cambiamento radicale nel loro modo di vivere.
Il messaggio del Papa.
A quarant’anni dal terremoto del 23 novembre 1980, Papa Francesco ha voluto, durante l’Angelus di ieri, mandare un messaggio di vicinanza alle popolazioni colpite da quel terribile disastro.E oggi, in tutti i paesi colpiti, alle 19.35, si ricorderanno le vittime, gli attimi e i momenti che il Covid – 19 trasformerà in un dolore ancora più atroce.
Aldo Severino.