Roma ricorre a Pompei per mettere in vetrina il mito della sua grandezza “Pompei 79 d.C. Una storia romana” è stata inaugurata questa mattina dal Direttore del PArCo Alfonsina Russo, dal Direttore del Parco archeologico di Pompei Massimo Osanna e dal Direttore del MANN Paolo Giulierini. Il rapporto tra Roma e Pompei, le due città più famose dell’archeologia italiana, nell’immaginario collettivo, dialogano in un arco di tempo che va dalla Seconda guerra sannitica (fine del IV sec. a.C.) all’eruzione del 79 d.C. sul filo di un racconto affascinante che assume alto valore scientifico nella ricostruzione delle relazioni sociali e culturali tra le due città di diversa grandezza sulla base di “prove archeologiche”. La mostra di Roma rappresenta l’ultimo contributo scientifico del grande archeologo Mario Torelli nel progetto di allestimento e la grafica di Maurizio di Puolo, promosso dal Parco archeologico del Colosseo e la collaborazione scientifica del Parco Archeologico di Pompei e del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. E’ il racconto di “Una storia lunga secoli e senza confronto” e di un capitolo di storia del “secolo d’oro, il II a.C, quando Roma si apre al Mediterraneo e arriva fino alla penisola Iberica, da una parte, e all’Egeo e alla Grecia, dall’altra, importando prodotti, conoscenze scientifiche, maestranze e tecnologie”. Oltre 100 opere sono state selezionate per una mostra che farà epoca. Pezzi unici come il busto in bronzo della Diana saettante rinvenuto nel Tempio di Apollo a Pompei o il mosaico dalla Casa del Fauno, realizzato con tessere così piccole da far pensare a maestranze in arrivo da Alessandria d’Egitto. “A testimoniare l’ampiezza delle relazioni internazionali c’è persino una statuetta indiana in avorio della dea Lakshmi, ritrovata in una domus pompeiana”. La fase dell’alleanza tra Roma e Pompei si apre all’arco di tempo in esame, a partire all’era di Augusto che cambia la composizione sociale a Roma mentre a Pompei acquista prestigio Eumachia, vicina alla famiglia imperiale, che diventa committente di un edificio pubblico accanto al Foro pompeiano fino alla Pompei piegata dal terremoto nel 62 d.C., che al momento dell’eruzione era ancora in fase di ricostruzione. Si trattò di un sisma così forte da inghiottire un intero gregge e buttare giù le statue del Foro. La ricostruzione proseguì così a rilento che nel 72 d.C da Roma mandarono un commissario. Si chiude con tre calchi di corpi da Pompei, simbolo della fine di una città, di una cultura, di un popolo. Di un mito. Dopo la riapertura del Colosseo con il concerto dall’Arena l’esposizione si inserisce in una stagione che ha visto già il nuovo allestimento dell’Antiquarium di Pompei e attende una nuova mostra sugli spettacoli gladiatori nella prossima primavera all’Archeologico di Napoli.
Mario Cardone