Alfio Lombardi e la pandemia: “La musica è la speranza, è ciò che fa camminare il mondo”.

Angri. Inizia con Alfio Lombardi una serie di interviste con artisti che per via del corona virus non stanno lavorando

Alfio Lombardi
Alfio Lombardi

Alfio Lombardi e la pandemia: “La musica è la speranza, è ciò che fa camminare il mondo”.

Inizia con Alfio Lombardi una serie di interviste con artisti che per via del corona virus non stanno lavorando. Un mondo di ricordi, emozioni, prospettive e progetti per il futuro. L’ ultima volta che Alfio Lombardi ha messo piede su un palcoscenico è stato il 16 agosto 2020, in una festa organizzata in totale sicurezza dal Comune di Bracciano. E’ stata l’unica festa dell’anno.

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Grandi affermazioni fermate dalla sfortuna.

“Sono stato sfortunato, la pandemia ha fermato tutto – dice al telefono da Roma per un impegno professionale – venivo da un periodo di grandi affermazioni, i miei concerti erano seguitissimi. Tra il 2018 e il 2019, circa un centinaio e più di esibizioni, che per un artista come me sono tanti”. Da allora Alfio Lombardi si è fermato, come tutti i suoi colleghi che lavorano nel settore dello spettacolo e sono rimasti senza lavoro dopo la chiusura di teatri e sale da concerto, impossibilitati anche a esibirsi all’aperto con il pubblico a causa delle restrizioni dovute all’ epidemia da coronavirus. Artista, voce bella, potente, classica, simile a quella dello zio, l’indimenticato Enzo del Forno, conserva a casa la locandina della sua prima festa, quella con il suo nome, la “plancia” con la sua foto gigante. La sua prima esibizione fu alla “Festa Città di Angri” nel 1978, la sua prima canzone dal vivo e il suo primo disco fu: “Che voglia e fa l’ammore”.

Acclamato in giro per l’Italia

E’ un artista acclamato Alfio, lui in giro per l’Italia e da qualche anno, esattamente dal 2009 come lui stesso ricorda, anche con la sua Orchestra all’Italiana, la sua creatura, il tributo ufficiale e riconosciuto da Renzo Arbore, una fucina di veri musicisti, tra cui i figli. Il ricordo del perché diede vita a questo percorso è pieno di emozioni: “Ero in Sicilia e assistevo, prima della mia esibizione, allo spettacolo di una formazione di orchestrali che con la lingua napoletana e di conseguenza le canzoni napoletane erano poco avvezzi. Mi accorsi, appena presi il microfono, che la classica napoletana cantata da un napoletano aveva un appeal maggiore, il coinvolgimento era diverso. E così il passo fu breve, nel tempo ho cambiato formazioni ma ho dato la possibilità a tanti giovani di affacciarsi al mondo della musica. E intanto – continua Alfio – la pandemia ha cambiato il percorso di vita di parecchi, musicisti compresi. I più noti quelli non hanno problemi, quelli continuano a lavorare, vengono chiamati dalle reti televisive, dai network nazionali, ma noi piccoli siamo dimenticati. Io vivo di musica da quarant’anni, la musica è il mio mondo e anche i miei figli vivono, attraverso me, di ciò. In questo periodo è vero, non sono stato fermo, ho fatto decine e decine di dirette social e sto ora ultimando una canzone con il mio maestro di sempre Mario Alfano, ma ciò che manca è il contatto con il pubblico, il sapere che farai un concerto, un esibizione dal vivo”.

La tristezza

E’ un Alfio Lombardi sconsolato che fuori intervista si lascia andare anche a riflessioni amare: “Anche gli enti non ci stanno vicino, la politica è sorda, eppure noi, con la nostra esperienza potemmo dare un spinta non indifferente al comparto, se solo ce ne dessero la possibilità”.

Aldo Severino.

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