COVID. Angri da modello nazionale a terra di nessuno.
Angri da “perla dell’agro” della prima pandemia a “pirla dell’agro” della terza virulenta ondata. Senza eufemismi. La prima gestione della pandemia, seppure con qualche critica, risultò impeccabile per il primo cittadino che mosse misure di prevenzione diventate subito esempio nazionale con tanto di apparizioni sui canali TV nazionali. Era quello il tempo dell’alfabeto regolatore della spesa settimanale, della misurazione della temperatura obbligatoria durante l’accesso delle attività che potevano restare aperte nella prima ondata. E ancora fu il tempo dei “buoni” e pacchi spesa, di tanta solidarietà per i cittadini meno agiati, stringenti misure di controllo e anche “lutto cittadino” per il primo caduto per COVID nei giorni santi della pasqua.
Il sindaco “dormiente” e una situazione fuori controllo.
A distanza di un anno, vinte le elezioni, per il sindaco Ferraioli quello stato di cose si è completamente dissolto. L’accortezza social con dirette e post motivazionali hanno ben presto lasciato il posto allo sdegno e allo sconforto di chi barricato in casa cerca di dare un senso alla situazione che sembra ormai sfuggita di mano. La Piazza centrale è un quotidiano “ritrovo incosciente” di persone ferme a stazionare senza motivo e l’anagrafe delle presenze, fatta a volo, parla chiaro: sono giovanissimi e anziani che stanziano in maniera inconsapevole del pericolo invisibile, assembrati.
La mascherina: “soltanto un fastidioso girocollo”.
Per tanti la mascherina è quasi un fastidioso girocollo, intanto però tra la disorganizzazione del punto vaccinale e i tamponi effettuati nel “ground zero” del comune, la curva del contagio si impossessa quotidianamente di molte decine di cittadini, forse parenti di quelli che stazionano sulla piazza mentre il primo cittadino Ferraioli resta in silenzio invocando un banalissimo claim: “no alla paura e si alla prudenza”, ma anche celato da un pizzico di negazionismo insito nella sua convinzione. Uno slogan fin troppo banale e scontato per questi tempi dove ci sarebbe invece bisogno di tanta severità e di maggiori controlli per fermare questo contagio ormai classificato “incosciente” perché trasmesso da chi, un anno dopo, non ha ancora compreso la subdola letalità del virus COVID.
L’appello al buon senso e a restare a casa il più possibile.
Questa pandemia che ci sta togliendo anche molti cari affetti e la nostra vita sociale. L’appello di darsi delle regole è rivolto al sindaco, alle forze dell’ordine e, soprattutto, a quei pochi che non hanno capito la gravità del momento, quelli che faranno ancora del male, se non restano a casa, a chi tenta di uscirne quanto prima possibile. C’è bisogno di un ultimo protratto grande sforzo per tentare di ritornare “normali”. Dobbiamo essere tutti consapevoli.