Artisti al tempo della pandemia: “I Santo California”.
Aldo Severino incontra Pietro Barbella dei Santo California storico gruppo musicale degli anni ‘70.
Era l’estate del 1975, il ventinove luglio per l’esattezza, e dalle radioline sintonizzate sul primo canale radiofonico della Rai, Radio Televisione Italiana, la mitica voce di Lelio Luttazzi annunciava con enfasi che al primo posto della hit parade dei 45 giri era balzata in testa la canzone “Tornerò” dei Santo California , scavalcando mostri sacri della musica nazionale e internazionale. Fu con quell’annuncio che Angri e l’Agro nocerino sarnese scoprì di avere dei gioielli in casa che luccicavano in ogni luogo del mondo. Brillanti che andavano mostrati con fierezza. Musicisti che vendettero con questa canzone, dal motivo orecchiabile e dalla melodia suadente, quasi 12 milioni di copie in tutta Europa. Un successo stratosferico, senza limiti. Ad Angri e nei paesi limitrofi si diffuse, anche grazie alla nascita delle radio libere, subito la voce di questa loro escalation, ma all’inizio erano più famosi all’estero che in Italia, successivamente la permanenza per oltre 40 settimane nella hit parade nazionale ne determinò la consacrazione ufficiale. Il gruppo musicale aveva fatto qualcosa di eccezionale, di impensabile, una cosa che loro stessi stentavano a credere: erano entrati nell’olimpo della musica mondiale che spetta ai più grandi, a coloro che sentono le loro canzoni cantate in ogni luogo del mondo con un ritornello che a distanza di anni e di generazioni viene ancora ricordato.
Gli inizi
La prima compagine dei Santo California comprendeva cinque giovani musicisti dell’area Agro nocerino sarnese: Pietro Barbella, Donato Farina, Domenico Aiello, Gianni Galizia, Massimo Caso. Il sodalizio artistico che era stato battezzato col nome di “La Nuova Frontiera”, si esibiva nei locali e nelle feste di piazza. Nel 1974, sul palco di una festa patronale a Nocera Inferiore, prima dell’esibizione della già affermata cantante Iva Zanicchi, i cinque furono notati dal discografico romano Elio Palumbo che li convocò nella Capitale presso la casa discografica Yep, e offrì loro un contratto. Fu in quell’occasione che decisero di cambiare nome assumendo quello dei Santo California. L’esordio discografico avviene nel 1975 con il primo disco a 45 giri intitolato “Tornerò”, un brano che riscuoterà enorme successo internazionale: lanciato dalla trasmissione televisiva “Alle sette della sera” condotta da Christian De Sica, vale ai Santo California un disco d’oro per aver venduto oltre un milione di copie in Italia e viene tradotto in diverse lingue. Da quel giorno, altre mille canzoni, altri successi. Apparizioni nei migliori spettacoli televisivi di tutto il mondo, partecipazioni a Sanremo, Festivalbar, Disco per l’estate. Chilometri di strada fatti e migliaia di palchi calpestati, vite vissute nella musica. E ora anche loro sono fermi per via della pandemia.
L’intervista con Pietro Barbella.
A parlare è il portavoce del gruppo Pietro Paolo Barbella che insieme a Domenico Aiello formano l’anima attuale angrese della band, mentre Donato Farina è di Nocera inferiore e Ninni Gibboni di Eboli. Gianni Galizia e Massimo Caso, componenti della prima compagine, hanno lasciato il gruppo per seguire altre strade.
Pietro, riesci a ricordare la prima esibizione su un palco, quando vi chiamavate “La Nuova Frontiera”, quali erano le vostre canzoni?
Con “La Nuova Frontiera”, come primo impegno, fummo ingaggiati per un concerto a un matrimonio. Praticamente fu questa la nostra prima esibizione: avevamo preparato un ricco repertorio formato da canzoni dei gruppi internazionali dell’epoca e che noi seguivamo, tipo: Pink Floyd, Status Quo, Led Zeppelin, Beatles, e di quelli italiani, che erano i Pooh, Le Orme, la Premiata Forneria Marconi, queste erano le nostre canzoni. Quando al matrimonio cominciammo a suonare, dopo un quarto d’ora venne il padre dello sposo e disse: “Ragazzi smettete di suonare, sedetevi e mangiate, lo spettacolo lo continuerà il dj fino alla fine”. Praticamente ci fece capire, molto simpaticamente, che non erano canzoni adatte ad un matrimonio. Invece come “Santo California” il primo palco che abbiamo calcato è stato il Diagonal di Zurigo, discoteca della Svizzera molto in voga all’epoca; dopo aver preparato il repertorio con delle nostre canzoni facemmo questa prima esperienza in questo grande locale di Zurigo e da lì poi tutti i locali del dell’Europa e del nord Italia, quindi per anni abbiamo suonato solo in questi grandi locali, dopo sono cominciate anche le feste patronali in tutte le città e paesi d’Italia.
Il ricordo più importante del successo planetario ”Tornerò”.
Per quanto riguarda il ricordo più importante del successo planetario di “Tornerò” come lo chiami tu, in primis bisogna dire che, naturalmente, i ricordi sono tanti, e tutti belli. Il successo di questo disco ci ha portati in giro per il mondo e quindi tra quelli che ripenso più volentieri c’è sicuramente quello dell’anno1976 che ci vede in un tour in America, Canada e New York al Madison Square Garden, il teatro più grande del mondo, insieme ad altri artisti come Massimo Ranieri, Rosanna Fratello (devo aprire una parentesi ricordo che noi suonavamo in una sala del grande Madison e in una sala adiacente alla nostra c’erano i “Queen” in concerto). Ricordo che c’erano due spettacoli, pomeriggio e sera, ed entrambi con 30 mila spettatori, il ricordo bello è che ho ancora impresso negli occhi e nella mente, è di questa marea di fuoco ondeggiante, dovuta agli accendini che ognuno di loro aveva e che tutti muovevano in simbiosi con la nostra musica, come le onde del mare, molto suggestivo e imponente. Un altro bel ricordo è quando, dopo il Sanremo del 1977 che ci vide piazzati al terzo posto con il brano “Monica” venimmo invitati, insieme ad altri grandi artisti internazionali ad un Gran Galà a Montecarlo. In questo grande teatro , eravamo in prima fila insieme al Principe e a Grace Kelly e c’era anche Carolina di Monaco che aveva poco più di 6 anni che giocava sulle nostre gambe, praticamente come fanno tutti i bambini quando non riescono a stare fermi ad una manifestazione per i grandi. Un altro ricordo che è rimasto nella mia mente è quando siamo stati invitati a San Giovanni Rotondo, ad uno spettacolo in onore di San Pio; il Priore ci ha fatto visitare tutti i luoghi del Santo, e quando ci ha portato nella chiesetta dove lui pregava, mi sono inginocchiato in un angolo a pregare e lì ho sentito un intenso profumo di fiori. Ricordo che mi girai per vedere da quale fiore proveniva quel profumo, ma nella chiesetta non c’erano fiori. Questo è un ricordo dolcissimo che avrò per sempre nel mio cuore e nella mia mente. Ma credimi ce ne sono ancora tanti da raccontare.
Gli spettacoli e l’arte sono fermi da oltre un anno come avete vissuto questo periodo?
E’ una cosa che non avrei mai immaginato che accadesse, una cosa così grande che è riuscita a fermare tutto il mondo, compreso il mondo dello spettacolo e quello dei concerti dal vivo. L’avevo visto solo nei film di fantascienza e invece è successo realmente: un virus è arrivato a fermare la vita artistica e il nostro lavoro: purtroppo è capitato. Siamo stati tutti fermi a casa in questo anno. Io, per esempio, avendo uno studietto privato, dove registro le mie cose, i miei video, dove canto, ballo e compongo, l’ho sfruttato per far passare il tempo. Ma comunque la mia speranza è che al più presto si ritorni alla nostra libertà, alla vita di sempre.
Ad Angri mancate con un vostro concerto da anni, siete rammaricati di tutto ciò?
Manchiamo dal 1984, quindi da 37 anni, quando facemmo uno spettacolo nei “Giardini di Villa Doria“. Ricordo che c’erano migliaia di concittadini e tanti amici e vennero persone anche dai comuni limitrofi. La Villa era piena, tutti ad ascoltare la nostra musica; fu una gran bella emozione e soddisfazione. Non ci siamo più tornati e grazie alle varie amministrazioni che si sono susseguite, ad Angri non abbiamo più fatto un concerto dal vivo. Un detto antico dice “Nemo propheta in patria”.
Al netto della pandemia, quali sono i vostri progetti futuri?
Aldo, riguardo i progetti futuri devo dire, in gergo vulgaris, che ci siamo un po’ ammosciati. Penso che questo stato di cose non finisca subito, credo che passi un altro anno, per cui se ne parla nel 2022, e questo ha fatto fermare i nostri progetti. Ma abbiamo in cantiere un lavoro che stavamo già realizzando prima della pandemia. Infatti il 22 aprile del 2020, siccome c’è stata la giornata mondiale della terra, organizzata dall’ ONU in difesa del pianeta Terra, tra le canzoni che stavamo producendo, ne avevamo una dedicata proprio alla difesa della Terra, dal titolo “Gaia”, per l’occasione l’abbiamo inserita sul web, per dare anche noi un piccolo contributo a questo messaggio mondiale. Questo brano ha fatto un bell’ascolto, è stato molto cliccato tant’è che l’abbiamo pure presentato ad una delle trasmissioni televisive su una rete privata di Gold TV e credo che sicuramente andrà in onda su tutte le televisioni regionali d’Italia. Quindi, concludendo, abbiamo questo lavoro in ristagno, speriamo di finirlo al più presto per poi, quando finirà questa pandemia, proporlo al nostro vasto pubblico che ci segue sia in Italia che all’estero attraverso la promozione radio e televisiva.
Aldo, colgo l’occasione per salutarti e ringraziarti dell’ interesse mostrato nei nostri confronti e salutare affettuosamente tutti quelli che non si sono mai dimenticati di noi e che ci seguono sempre con stima e amicizia. Un abbraccio e buona vita a tutti.
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Aldo Severino