Campania. Giovanni De Angelis: tutela dei pelati IGP vantaggi pure in Puglia.
Lo scorso 13 marzo sulla Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la richiesta di riconoscimento del marchio IGP per il Pomodoro Pelato di Napoli a tutela della trasformazione del “pomodoro lungo” nel Sud. Si oppongono a questa scelta i produttori pugliesi, principale bacino di approvvigionamento per le industrie agro alimentari campane, che contestano la scelta del nome Napoli. I produttori sono pronti a farsi sentire.
La necessità di un dialogo.
Il direttore dell’ANICAV, l’associazione di categoria degli industriali conservieri, Giovanni De Angelis, apre a un dialogo con produttori foggiani di pomodoro lungo, che hanno contestato la richiesta di riconoscimento dell’Indicazione geografica protetta per il “Pomodoro pelato di Napoli”. Il pomodoro utilizzato per i pelati è infatti prodotto per il 90 per cento nella Capitanata, nelle terre del foggiano. De Angelis ne ha spiegato le ragioni in un’intervista al quotidiano “Corriere del Mezzogiorno”. La nostra richiesta – dice De Angelis – riguarda il prodotto trasformato, appunto il pelato. Nulla avrebbe a loro impedito di chiedere analoga tutela del fresco. Il know how della trasformazione è storicamente detenuto dagli industriali conservieri campani e meridionali in genere. A Foggia sulle piante non crescono i pelati”.
La concessione del marchio IGP come tutela ai pomodori pelati.
Sulla scelta dell’adozione del nome Napoli De Angelis afferma che se fosse fatto un sondaggio tra i cittadini del Centro-Nord Italia e tra gli stranieri, associando un toponimo ai pelati, la maggioranza certamente non “indicherebbe Foggia, Daunia, Capitanata” ma certamente Napoli. Anche questa valutazione concorrerebbe, quindi, alla concessione del marchio IGP che ridarebbe slancio ai pomodori pelati. “Per prima cosa consentirebbe l’accesso a forme di finanza agevolata. E poi porterebbe beneficio a tutta la filiera, almeno in ambito UE. Se il pelato va a picco in favore degli altri prodotti trasformati, come la polpa e la passata, anche la produzione pugliese del pomodoro lungo, risulterebbe fortemente penalizzata” conclude De Angelis.
ReEco
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