Pompei sta cambiando forma all’accoglienza turistica senza tralasciare l’iniziativa di lasciare il ricordo di una giornata in visita al Parco Archeologico e/o al Santuario della Madonna del Rosario. Prima bastava un souvenir, come quelli del di Ninì (al secolo Anna Somma): oggetti di corallo lavorato a mano, cammei, corone per la recita del Rosario Rosario o la statuina della Madonna. A pochi passi dal Santuario di Pompei dal negozio di Ninì, verso l’ora di pranzo, proveniva un profumino di cucinato fatto in casa . La gente passando se ne chiedeva la provenienza dal momento che non c’erano ristoranti in quella zona. Invece quegli effluvi che annunciavano un buon cibo provenivano da una cucina del retrobottega del negozio di Ninì dove una mamma commerciante, verso l’ora di pranzo, preparava manicaretti per il marito e tre figli giovanotti che poi sono diventati professionisti. Ora sta cambiando l’accoglienza turistica e quel negozio di un tempo si è trasformato in ristorante da cui si affacciano giovani sotto l’insegna di “Ninì in centro”. Arriva al naso più o meno lo stesso profumino di una volta perché il cibo non è solo tradizione e famiglia ma anche arte, economia ed accoglienza turistica e non solo gli oggetti ravvivano il ricordo ma sono importanti le emozioni come quella della degustazione di un pranzo come li preparava nonna Ninì “Scusate ma cosa state cucinando”. Chiede il passante al biondino dagli occhi azzurri all’ingresso del bistrot. Parte così una chiacchierata che a volte trasforma il turista in cliente in cerca di nuove esperienze gustative da serbare in un posticino dell’animo umano. Il bistrot “Ninì in centro” ha realizzato il sogno di due giovani amici (Fabiana e Giuseppe) determinati ad avviare un’iniziativa di accoglienza turistica sul territorio di origine. Per questo motivo imparato come si fa a coniugare la buona cucina ai prodotti migliori della filiera agroalimentare campana avvicinando sapientemente sapori e colori per deliziare la vista e l’odorato mentre è al palato che compete la sintesi finale. La gentile Fabiana dimostra di saperci fare. Ha talento ed uno straordinario spirito creativo. Con la sua cucina anche lo scarpariello diventa un piatto speciale senza bisogno di innovare la sapienza antica alla cucina “contaminata” . Lasciando invece inalterati i sapori dei tempi passati di cibi che si mangiano già con gli occhi, come un piatto di maccheroni al ragù. Portate come la Genovese, la Nerano e le polpette al sugo fanno parte del menù. Antipasti di caponata e caprese e oltre a sorprese di delikatessen di madame la chef Fabiana, giovane dotata di una sorprendente padronanza del mestiere. A tavola il tempo corre in fretta grazie alla bella compagnia e una bottiglia di vino di quello buono. Fabiana ogni mattina sceglie il meglio tra le proposte slow food a partire dal pane caldo e croccante e gli altri preparati di arte bianca. Gli Ortaggi (pomodori, carciofi, finocchi, piselli, cavolfiori, broccoli e cipollotti) sono gli stessi di quelli dei quadri delle ville pompeiane. E determinante la qualità della carne bovina dei monti lattari e quella suina del casertano ma anche l’olio cilentano e i vini d’etichetta (Greco, Fiano, biancolella, Aglianico e Primitivo di Manduria). Superiore è la qualità della mozzarella di bufala grazie ai segreti artigianali e la qualità del latte degli allevamenti di Battipaglia e di Paestum. Tonno, alici e salmone vengono cucinati frequentemente mentre polipo e baccalà vengono preparati (come il sartù di riso) con le ricette della tradizione borbonica. Insieme alle proposte del menù Giuseppe e Fabiana hanno mille nuove proposte per sorprendere i clienti affezionati. “Che mettiamo in padella (o in pentola) questa volta? E’ così che parte una nuova esperienza gustativa tra una chiacchiera e l’altra. A Giuseppe Tucci (laureato ingegnere) compete l’organizzazione aziendale a 360 gradi. Non è poca cosa perchè un piccolo ristorante presenta sempre grandi problemi. Collaborano con i gestori di “Ninì al centro” Roberto in sala ed Elena e Gilda in cucina (tre donne con Fabiana ne faranno assaggiare di tutti i sapori). Lo studio B2C architetti di Pompei ha disegnato un look giovanile e divertente al ristorante di via Lepanto al civico 4 lasciando al soffitto tracce della struttura originale mentre una boisserie svedese anni 70 assicura una gradevole permanenza con incastri di ceramiche vietresi griffate B2C ed effetti luminosi che rendono l’ambiente piacevole nel centro di Pompei dove (da Ninì) un pranzo sano e saporito viene servito al un prezzo giusto e con un’accoglienza assolutamente gradevole.
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