Scafati. Acse, dieci giorni per evitare lo sfratto da via Catalano

Il 10 settembre la pronunzia del Tribunale sullo sgombero dall'area ex Copme, venduta dalla curatela della Scafati Sviluppo

C’è tempo fino al 10 settembre per evitare lo sfratto esecutivo dell’Acse, dal deposito in area ex Copmes di via Catalano. In questa data dovrebbe pronunciarsi infatti il Tribunale di Nocera Inferiore in merito alla richiesta di sgomberare l’area pervenuta dal neo proprietario, la Esposito Srl. Riacquistare l’area è la proposta di Giuseppe Sarconio, depositario di una mozione in tal senso. “L’area va restituita alla città ed anche se ritengo che il prezzo per cui è andata all’asta è inferiore al suo valore e che non andava proprio venduto perché era per destinazione sociale e dunque inalienabile, mi auguro che l’amministrazione comunale riesca ad intavolare una trattativa che permetta di riaverlo, ovviamente allo stesso prezzo per cui è stata acquistata” spiega il consigliere di minoranza. “Anche se fossero solo i 4mila mq a ritornare all’ente, che è il deposito mezzi Acse, sarebbe un passo in avanti. L’imprenditore se vuole andrebbe così incontro alle esigenze della città. Non penso che Acse abbia alcuna difficoltà ad accedere ad un mutuo di 80/90 mila euro”. La vicenda nasce un anno e mezzo fa, quando la curatela fallimentare della Scafati Sviluppo spa mette all’asta il suolo industriale, cat.D3, per un prezzo irrisorio di appena 20 euro/mq, classificandolo come parcheggio. Una consistenza di 13.600 mq acquistata dalla Esposito srl, già insistente nel perimetro ex Copmes. Prezzo d’acquisto 272 mila euro. Si scoprirà soltanto ad ottobre, grazie ad una interpellanza presentata dal gruppo Insieme per Scafati, che non esiste alcun atto urbanisticamente vincolante per la destinazione ad area di parcheggio. Un’operazione non del tutto chiara, che ha spinto il Sindaco Cristoforo Salvati a presentare un esposto querela alla Procura per far luce sulla vicenda. “Appare singolare la determinazione del prezzo della particella 659, laddove è stata operata una vera e propria svalutazione del prezzo corrente ed intrinseco del bene, che, in assenza di un cambio di destinazione d’uso e/o di un declassamento della destinazione urbanistica, è e rimane destinato all’insediamento di attività produttive – si legge – Inoltre anche la vendita, così come frazionata e così come anche periziata nel corso del fallimento, dell’area in questione desta non pochi dubbi sulla legittimità della stessa, tenuto conto dell’assenza di qualsivoglia comunicazione da parte della curatela in questione agli uffici competenti comunali circa l’avvenuto frazionamento”. La vendita è stata effettuata ad inizio 2020, momento in cui la Esposito srl comunicava all’Acse la necessità di stipulare eventuale contratto di locazione, o di sgomberare l’area. Esiste tutta una corrispondenza interna tra la partecipata e Palazzo Mayer, e un incontro in tal senso si era tenuto già il 22 maggio 2020 presso la stanza del Sindaco, tra l’imprenditore e i vertici istituzionali e dell’Acse. Nonostante ciò, il Sindaco sia in Assise che nell’esposto, riconosce di essere venuto a conoscenza della vendita dell’area soltanto a seguito dell’interpellanza del centrosinistra, ad ottobre 2020.

Adriano Falanga

Redazione

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