“Rimango garantista confidando nell’opera della magistratura inquirente, augurandomi che possa dimostrare la sua estraneità ai fatti a lui contestati”. Cristoforo Salvati “blinda” la poltrona di Alfonso Di Massa, dopo il ciclone giudiziario sul crac di Scafati Sviluppo che lo ha travolto. Non è fortunato Di Massa, già destinatario a pochi giorni dal voto del 2019 di un avviso di garanzia dalla Procura di Roma. Una vicenda che lo costrinse a lasciare il suo ruolo di consigliere anziano, consegnando di fatto lo scranno di Presidente del Consiglio Comunale a Mario Santocchio. Oggi lo stesso, a soli due giorni dal suo ritorno in Giunta, è finito sul registro degli indagati assieme ad altri 26 soggetti, per il crac della Scafati Sviluppo. L’accusa è pesante, bancarotta fraudolenta in concorso. Di Massa risulta indagato perché ha presieduto il cda della partecipata negli ultimi sei mesi di attività, rilevando la poltrona dal dimissionario Antonio Mariniello (anche lui indagato). “Il presunto reato attiene ad epoche pregresse e di vecchie amministrazioni e nella fase finale della società nel 2017” aggiunge Salvati, durante il Consiglio Comunale di ieri sera. Si dice garantista Michele Russo, riservandosi il giudizio sul piano tecnico giudiziario ma scegliendo però di evidenziare l’aspetto politico e gestionale. “Esiste un problema serio che riguarda l’Assessore in carica Alfonso Di Massa, e che il Sindaco non può eludere – dice – Non è stato mai definitivamente chiarito chi fosse il legale rappresentante attuale della Scafati Sviluppo s.p.a. , e dagli atti giudiziari sembra che sia ancora Di Massa, il che comporterebbe una incompatibilità certa. Fermo restando l’inopportunità di avere un assessore coinvolto in una vicenda cosi delicata nella quale il Comune e interessato, anzi controinteressato. Sarebbe utile fare chiarezza per tutti quanto prima, spetta al Sindaco ed alla sensibilità dell’interessato”. In effetti ad oggi ancora non è chiaro quale sia il Cda in carica della fallita stu. Una vicenda sulla quale occorre fare luce, siccome il fallimento risulta “intestato” allo stesso Di Massa, che però fu revocato dall’incarico dalla Commissione Straordinaria un mese prima della sentenza di fallimento. Una delibera rifiutata dalla Conservatoria, mentre non esiste agli atti la conferma di accettazione dell’incarico del Cda nominato dai commissari prefettizi. Fatto sta che ad oggi, a oltre quattro anni dal fallimento, il Consiglio Comunale non riesce ad esercitare potere di controllo sulla sua partecipata, di cui è comunque unico socio e proprietario dell’area industriale ex Copmes. “L’assessore Di Massa dovrebbe dimettersi”, tuona Giuseppe Sarconio. “Il sindaco pur sapendo che la Guardia di Finanza saliva e scendeva dal comune da tempo, per acquisire atti sulla Stu ha comunque nominato, anche una certa fretta, chissà perché, l’assessore Di Massa, che oltre a finire in questa vicenda giudiziaria non ha un ruolo marginale ma risulta ancora presidente della società fallita”.
Adriano Falanga