ll professore Massimo Osanna (direttore generale dei Musei) è intervenuto giovedì 28 Ottobre 2021 presso l’Aditorium del Parco Archeologico di Pompei alla prima conferenza (dopo la pausa dovuta alla pandemia) dell’Associazione “Amici di Pompei” a presentare il volume che lui stesso ha curato “I calchi di Pompei. Da Giuseppe Fiorelli ad oggi” insieme ad Annalisa Capurso, Sara Matilde Masseroli e Nicoletta Tintisona. Osanna non è solo il curatore del volume che ordina per la prima volta le conoscenze accumulate nei secoli sui calchi degli oggetti, gli animali e soprattutto le vittime di una tragedia epocale che è stata anche motivo di rinascita archeologica di Pompei. Osanna, considerato il maggior protagonista del Grande Progetto Pompei. ha anche il merito di aver avviato l’iniziativa culturale che ha riconosciuto ai calchi centralità nella rappresentazione museale dell’immane tragedia perché esprimono nella forma il profondo senso di dolore che altrimenti sarebbe impossibile descrivere. A Giuseppe Fiorelli, direttore degli Scavi di Pompei 1860 al 1875, va il merito dell’invenzione del metodo per rilevare i calchi delle vittime dell’eruzione in gesso dando corpo all’impronta lasciata nella cenere da corpi di vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.c. Tra il 2 e il 5 febbraio del 1863 il Fiorelli sperimentò tale tecnica nel corso dello scavo di un vicolo, denominato “Vicolo degli Scheletri” perché vi furono ritrovati i corpi di quattro individui da cui rilevarono i primi calchi a cui seguirono altri. Durante gli Scavi di Pompei sono stati rinvenuti i resti di oltre un migliaio di vittime dell’eruzione del 79 d.C., meno di 100 di esse hanno lasciato la loro impronta umana cristallizzata nel tempo, diventando argomento di dibattito e curiosità che hanno posto problematiche di ordine scientifico, storico e morale. I calchi delle vittime, esposti in vetrine di metallo e vetro, furono molto ammirati già nel primo “Museo Pompeiano”, allestito da Fiorelli. I numerosi calchi realizzati nel corso del Novecento furono invece lasciati a vista sul luogo del rinvenimento, in vetrine o protetti da tettoie; tra questi i tredici corpi, ancora oggi in situ, da cui prende nome l’Orto dei Fuggiaschi. I calchi hanno sempre ispirato opere artistiche. Purtroppo molti di essi sono stati distrutti o gravemente danneggiati dai bombardamenti del 1943. Dobbiamo all’iniziativa infaticabile di un altro grande archeologo italiano, Amedeo Maiuri, il loro parziale recupero. I calchi sopravvissuti agli eventi bellici non furono collocati nel nuovo Antiquarium, inaugurato nel 1948. Nell’ambito del Grande Progetto Pompei è stata avviata un’opera di ricognizione generale ed uno studio sistematico dei calchi oltre alla realizzazione di copie dei calchi in gesso o resina già esistenti da utilizzare per mostre temporanee in tutto il mondo. La grandezza di per Pompei non è originata solo dalle lussuose ville e dai templi ma anche dalla possibilità di per il visitatore di rivivere con la stessa intensità di un tempo eventi di Secoli Antichi. La stessa cosa che capita nell’osservare le espressioni di cadaveri e il posizionamento di corpi di gente vinta dalla nube ardente del Vesuvio. Dopo 20 secoli sono emersi i loro ultimi sguardi. Nel 2021sono 86 calchi sono stati interessati da lavori di restauro nel “Grande Progetto Pompei”. Venti di essi sono stati esposti nella mostra “Pompei e l’Europa 1748-1943”, allestita tra gli Scavi e il Museo archeologico di Napoli. L’intervento ha consentito la ricomposizione di corpi ritrovati in frammenti. L’analisi a raggi x, ricostruzioni con scanner, laser ed esami su dna sono stati eseguiti allo scopo di percepire gli stili di vita dei pompeiani del primo secolo. L’opera “I calchi di Pompei. Da Giuseppe Fiorelli ad oggi”. Riporta per intera la catalogazione e l’analisi scientifica dei calchi pompeiani. Il volume presenta archeologia e vulcanologia, indagini diagnostiche e restauro e l’esposizione del catalogo dei calchi realizzati. Nell’ambito del Grande Progetto Pompei le attività di documentazione e messa in sicurezza ha incluso i famosi calchi delle vittime, una “collezione” unica che non era mai stata oggetto di uno studio sistematico. Il progetto intrapreso nel 2014 è stato prima indirizzato ad un intervento di restauro successivamente è stato recuperato il potenziale informativo insito in questa straordinaria “collezione”. L’operazione di restauro ha previsto la ricognizione di calchi e frammenti di calchi e la raccolta del materiale documentario disponibile si è proceduto al restauro. Le nuove informazioni hanno riguardato la biografia delle vittime, il loro aspetto, status, salute, ecc., fino alle dinamiche della morte; quanto la tecnica di realizzazione dei calchi, le variazioni nella composizione del gesso utilizzato, il trattamento riservato alle ossa al momento della creazione della forma. Notizie interessanti riguardano il materiale impiegato nella realizzazione dei calchi rilevando che quelli del XIX secolo sono generalmente migliori di quelli del XX secolo, e in particolare di quelli realizzati nel dopoguerra.