Il terremoto del 1980: macerie per tre generazioni
Quarantuno anni fa il sisma che devastò le regioni meridionali. Campania e Basilicata (la Lucania), conobbero un gran numero di vittime. Interi paesi furono rasati al suolo dall’onda d’urto assassina. Un pezzo di storia venne cancellato, polverizzato lavato dal sangue e dalle lacrime di dolore di chi era sopravvissuto tra le polveri e il freddo pungente di un autunno assassino. Particolarmente colpiti furono l’entro terra campano e lucano che subirono la maggiore menomazione sociale e storica del secolo. Scomparvero testimonianze e intere generazioni vennero cancella te in una manciata di secondi.
Passato ma non trascorso
Nel tempo il terremoto “era passato ma non trascorso”, ci vollero decenni per tentare ristabilire un ordine sociale ma la ferita provocata nel tessuto urbano di tante comunità restò testimoniata da puntelli arrugginiti a sostegno di vecchi fabbricati. Ci furono vittime laterali e un’indubbia ricostruzione, la rigenerazione urbana faticò a predominare positivamente sulle macerie.
Una paura diventata ordinaria
Il terremoto divenne una fase storica molto lunga, vissuta da ben tre generazioni, l’emergenza divenne ordinarietà e soltanto la pandemia del 2020 forse ha scalzato nelle priorità delle “paure” socio economiche quel terremoto devastante che d’un colpo cancellò soprattutto una gran parte della comunità contadina meridionale.
Luciano Verdoliva