Pompei. La giunta ha deliberato la denuncia alla magistratura per offese al sindaco

Dopo duri commenti sui social e giornali on line sull’attività sindacale, è stato ipotizzato il reato di diffamazione, lesivo dell’immagine della città, per offese al primo cittadino.

Pompei Comune
Pompei Comune

Prese di posizione: la minoranza

Recenti episodi della vita politica hanno suggerito dure prese di posizione da parte di esponenti dell’opposizione. “Nulla di personale ma solo la critica dell’amministrazione corrente a beneficio  dell’interesse comune”. E’ quanto giustifica la componente politica minoritaria di Pompei.

La maggioranza

Di parere opposto la maggioranza pompeiana in consiglio comunale, guidata da Carmine Lo Sapio, al comando dell’amministrazione di Pompei che recentemente ha deliberato una strategia giudiziale che prospetta la configurazione di reato di diffamazione per le critiche gravi e i commenti ingiuriosi al primo cittadino di Pompei. Atteggiamenti considerati lesivi dell’immagine della città, che per un centro turistico come Pompei comporta un danno al turismo e di riflesso, all’economia locale.

Iniziativa giudiziale

Evidentemente è già prevista dall’amministrazione comunale di Pompei un’iniziativa giudiziale mirante a colpire un determinato avversario politico a causa di uno specifico comportamento ritenuto inammissibile, tanto che è stata prevista la spesa  di euro 2537,60 (da inserire in bilancio) per chiamare in  giudizio l’autore di comportamenti inadeguati, chiedendogli conto del danno che ha procurato alla città.

“Bavaglio all’opposizione”

A commento della succitata iniziativa non si è fatta attendere la reazione del capogruppo di opposizione Domenico Di Casola che, anche a causa del voto contrario della maggioranza alla diretta streaming, ha parlato senza mezzi termini di “bavaglio all’opposizione”.

Il danno

Al di  là delle contrapposte opinioni, a riguardo, si vorrebbe però notare che la strategia di portare eventuali “scantonamenti dell’opposizione” davanti al giudice, si presenta come un coltello a doppio taglio perché se è vero che un’offesa politica può essere interpretata come un reato contro l’istituzione, incarnata nel politico dominante, è vero anche il contrario perché, se si dimostra in giudizio la fondatezza dell’attacco politico, sarà colui che riveste la carica di sindaco a dover rispondere del danno di immagine inferto all’Istituzione che rappresenta (nel nostro caso il Comune).

 

Redazione

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