Cambiamento climatico e caro prezzi, l’anno orribile del pomodoro
La recente campagna di trasformazione del pomodoro, definita dal presidente dei conservieri del distretto di Angri e dell’area centro – meridionale Marco Serafini come “una delle più lunghe e complesse degli ultimi anni,” ha presentato sfide significative. Nell’area settentrionale, la produzione ha raggiunto 2,8 milioni di tonnellate, registrando un leggero calo del 3% rispetto al 2022. Nel Centro Sud, nonostante un aumento del 5% degli ettari coltivati rispetto all’anno precedente, la produzione si è mantenuta stabile a 2,6 milioni di tonnellate. Lo scrive il quotidiano “Il Mattino” oggi in edicola.
I bacini produttivi
Entrambi i bacini produttivi hanno sperimentato un deterioramento delle rese agricole, influenzando le rese industriali dei derivati destinati al consumatore finale. Marco Serafini attribuisce questa situazione ai frequenti “stop and go” causati da eventi meteorologici avversi, che hanno esteso la campagna fino agli inizi di novembre, aumentando i costi di produzione industriale, compresi energia e manodopera.
Meteo e caro prezzi
Oltre alle sfide meteorologiche, l’aumento dei costi della materia prima, il più alto al mondo, e gli incrementi dei costi degli imballaggi primari e secondari hanno ulteriormente aggravato la situazione. Il direttore generale di Anicav, Giovanni De Angelis, sottolinea le difficoltà nel raggiungere un accordo sul prezzo medio di riferimento della materia prima, soprattutto nel Centro Sud, evidenziando la necessità di una riforma del rapporto di filiera.
La filiera è un pilastro economico fondamentale
La filiera del pomodoro da industria, con un fatturato complessivo di 3,3 miliardi nel 2022, rappresenta un pilastro economico impiegando circa 10mila lavoratori fissi e oltre 25mila lavoratori stagionali, con un impatto significativo sull’occupazione anche nell’indotto.
RECo