Angri. Corso Italia: riflessione seria sul “fosso comune”
Il cantiere sequestrato di prolungamento di Corso Italia ha suscitato molte discussioni, e non senza motivo. Si può affermare, senza mezzi termini, che lo scavo rappresenta, oltre il luogo comune, anche una sorta di fosso comune. Come un grande “Vaso di Pandora” contenente: discordia, progetti, dubbi, incertezze e buoni propositi. Questi elementi sono stati contaminati sia dalla superficialità di chi doveva vigilare, che dai vari tentativi di rilancio e riadattamento, per poi essere restituito alla comunità ma che oggi è ancora solo un impronta scavata incerta.
L’opera
In superficie, si prevede una vasta area verde, un’oasi di tranquillità che potrebbe diventare un polmone verde per la città. Nel sottosuolo, invece, verranno realizzati dei box auto che, guardando un aspetto positivo, potrebbe contribuire ad alleviare la cronica mancanza di parcheggi. Questo intervento potrebbe migliorare la mobilità cittadina, aumentata esponenzialmente negli ultimi trent’anni. Tale crescita si inserisce in una città che si è urbanisticamente fusa con i vecchi borghi medievali, dopo il discutibile boom edilizio negli anni ’70 che avrebbe dovuto far riflettere, ma che, per la fortuna di alcuni, non è stato fatto.
Oggi sembra necessario avere una visione più ampia della città, che vada oltre il cantiere di Corso Italia. Vanno recuperati gli spazi da sottrarre al degrado, restituendoli alla comunità e rilanciandoli per favorire anche una nuova socialità. Un processo che deve partire, innanzitutto, dai cittadini, con la loro partecipazione attiva, influenzando quantomeno i processi amministrativi presentando, ove ce ne fosse possibilità, proposte e battendosi per esse.
Un interessante modello di sviluppo urbano da considerare, intorno alla futuribile area verde di Corso Italia, potrebbe essere quello della “città dei 15 minuti“, un concetto promosso dall’urbanista Carlos Moreno e adottato da molte città europee, tra cui Parigi. L’idea alla base di questo modello è semplice: ogni cittadino dovrebbe poter accedere a tutti i servizi essenziali – lavoro, scuola, sanità, negozi, intrattenimento – entro un quarto d’ora a piedi o in bicicletta dalla propria abitazione. Implementare una simile visione, sempre nel campo delle possibilità, potrebbe trasformare la città in un luogo più vivibile e sostenibile, riducendo la dipendenza dalle automobili e migliorando la qualità della vita in genere.
Gli spazi verdi
Immaginiamo una città dove il verde pubblico non sia solo un’eccezione, ma la norma, e dove gli spazi recuperati dal degrado vengano utilizzati per creare aree di socializzazione e cultura. In questo contesto, l’area verde di Corso Italia è un opera ormai in cantiere e non deve essere bloccata e nemmeno motivo di accesa discussione politica o strumento per interessi personali, ma deve generare una riflessione per cercare un nuovo modello urbano, un hotspot salvifico, una macchia di verde nel cemento deregolato di una urbanizzazione fatta nel tempo senza criterio. Su questo punto, non mancano certo le menti e le eccellenze capaci di promuoverlo e realizzarlo. Con la partecipazione attiva dei cittadini e una visione lungimirante da parte dell’amministrazione, questo scavo si può trasformare in un simbolo di rinascita e innovazione urbana ma soltanto con la buona volontà e senza retro pensieri retaggio di un provincialismo ormai stantio e superato.
Luciano Verdoliva