Chi non ha mai, almeno una volta, pronunciato la frase “Non ci resta che piangere”. È riuscito, almeno una volta, ad amare le poesie di Neruda avendo alla mente il sorriso di “Mario”.
Il 4 giugno di 30 anni fa ci lasciava Massimo Troisi, uno dei più grandi talenti della commedia italiana. Nato il 19 febbraio 1953 a San Giorgio a Cremano, il celebre “Pulcinella Senza Maschera” ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore degli italiani con il suo talento poliedrico e la sua straordinaria capacità di far ridere e commuovere.
La carriera
La sua carriera è stata segnata da successi indimenticabili, tra cui il memorabile ruolo di Mario Ruoppolo in “Il Postino” di Michael Radford, appunto, quel Mario che ci ha insegnato che le poesie “non sono di chi le fa, ma di chi gli serve”; ruolo incredibilmente ironico, ma al tempo stesso così malinconico, che gli ha valso una nomination postuma all’Oscar come Miglior Attore Protagonista nel 1996.
La prematura scomparsa e la sua eredità
Ma l’eredità di Troisi va ben oltre quel film. Dai suoi spettacoli teatrali alle commedie cinematografiche, come “Non ci resta che piangere” e “Scusate il ritardo”, Troisi ha dimostrato un’abilità innata nel cogliere l’essenza dell’italianità e nel trasformarla in momenti di pura gioia e riflessione, rispecchiando perfettamente la città di Napoli, con i suoi personaggi che incarnano l’essenza stessa della sua terra. Quel neorealismo comico, ma a tratti amaro, che lo ha contraddistinto resterà indelebile della memoria collettiva non solo Partenopea, ma anche nazionale ed internazionale.
La sua prematura scomparsa nel 1994, a soli 41 anni, ha lasciato un vuoto nel panorama artistico italiano. Tuttavia, il suo spirito vive attraverso le sue opere, che continuano a essere amate e apprezzate da generazioni di spettatori. La sua capacità di catturare le sfumature della vita quotidiana e di trasformarle in spettacoli commoventi e irresistibilmente divertenti rimane senza eguali.