Scarti industriali abbandonati in capannoni dismessi o sversati illegalmente sui terreni, senza alcun riguardo per l’impatto ambientale e sanitario nelle regioni del Mezzogiorno. Come riportato da LecceToday, è quanto emerge da un’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (Noe) di Lecce, Bari e Napoli, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 43 persone, tra cui un imprenditore edile 48enne di Copertino, già destinatario di un sequestro patrimoniale per equivalente.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, nasce da una serie di accertamenti avviati nel giugno 2023, partendo dallo sversamento abusivo di rifiuti a Pulsano (Taranto). L’inchiesta ha rivelato un sofisticato sistema di falsificazione documentale per il trasporto e lo smaltimento illegale di rifiuti industriali, principalmente provenienti dal settore tessile e meccanico, tra Puglia, Campania e Basilicata. Gli scarti venivano raccolti, caricati in balle sui camion e successivamente abbandonati in capannoni in disuso, dispersi nei campi o addirittura bruciati per eliminare ogni traccia.
Grazie a intercettazioni, pedinamenti e videoriprese, i militari hanno scoperto che il traffico si basava su una fittizia autorizzazione ambientale rilasciata a un’impresa della provincia di Viterbo, che avrebbe dovuto garantire il trattamento dei rifiuti. Attraverso documenti falsi, l’organizzazione ha movimentato ingenti quantità di scarti tra Taranto, Cosenza, Avellino e Matera, servendosi di siti di smaltimento inesistenti o di aree naturali di pregio.
Nel corso dell’indagine, è stato sequestrato un patrimonio di circa un milione di euro, oltre a tre società nelle province di Napoli, Viterbo e Avellino, tre capannoni industriali nel Tarantino e nel Cosentino, due terreni agricoli nel Cosentino e 25 automezzi nel Brindisino. L’operazione ha portato inoltre all’applicazione di misure cautelari per nove persone coinvolte nel traffico illecito.