Addio a Bruno Pizzul la voce più amata d’Italia e storica del calcio

E’ stato anche il commentatore della finale di Coppa Campioni della Juve quando ci fu la strage dell’Heysel, il 29 maggio 1985.

Bruno Pizzul, una delle voci più amate e iconiche del calcio italiano, è venuto a mancare, lasciando un vuoto profondo nel cuore di tutti gli appassionati.

La sua inconfondibile telecronaca ha accompagnato le gesta della Nazionale dal 1986 al 2003, diventando il commentatore simbolo delle emozioni azzurre, delle vittorie e delle battaglie più emozionanti.

La sua voce, che ha risuonato nelle case degli italiani per decenni, si è unita a quelle dei grandi del passato, come Nicolò Carosio, Enrico Ameri, Nando Martellini e Sandro Ciotti, entrando di diritto nel lessico calcistico.

Ogni partita commentata da lui era un’esperienza unica, un racconto che riusciva a far battere forte il cuore dei tifosi, regalando parole che rimarranno scolpite nella memoria di chi ha vissuto quei momenti.

Nato a Udine l’8 marzo 1938, Pizzul ha vissuto 86 anni intensi, con una carriera che dal 1970 al 2002 ha segnato un’era, quella delle indimenticabili imprese degli azzurri.

La sua voce ha attraversato generazioni, ed è stata testimone delle storiche vittorie, ma anche dei momenti più difficili, come quella drammatica finale di Coppa Campioni del 1985, quando la Juventus affrontò il dramma dell’Heysel.

La sua carriera si è intrecciata con la storia del calcio italiano, soprattutto negli anni in cui la Serie A dominava l’Europa.

Le finali le giocavamo, le vincevamo, e Pizzul era lì, sempre pronto a raccontare ogni istante con la passione che lo contraddistingueva.

È stato anche conduttore della “Domenica Sportiva”, di “Sport Sera” e di “Domenica Sprint”, trasmissioni che lo hanno reso una presenza costante nelle case degli italiani, un punto di riferimento per chi viveva il calcio con un’intensità totale.

Negli ultimi anni, Bruno Pizzul ha scelto il silenzio del suo paese natale, Cormòns, un piccolo angolo di tranquillità a pochi passi dal confine con la Slovenia.

Qui, lontano dai riflettori, si è dedicato anche alla sua passione per il gioco delle carte, che aveva coltivato fin dai tempi in cui era giornalista.

In un’intervista, raccontava con affetto quei momenti nei ritiri delle squadre, negli anni ’70, quando il calcio era un mondo più semplice e genuino, fatto di tressette, scopa e biliardo con i calciatori. Un calcio, quello di Pizzul, che ci ricorda un’epoca d’oro, lontana da ogni formalismo.

Il 2003 segnò l’addio alle telecronache della Nazionale, ma la sua voce, il suo stile inconfondibile, rimarranno per sempre nel cuore di chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo.

È morto all’ospedale di Gorizia, e seppur sarebbe dovuto compiere 87 anni il prossimo sabato, la sua eredità calcistica è destinata a vivere per sempre.

Bruno Pizzul non è stato solo una voce del calcio. È stato un’emozione che ha attraversato decenni, facendo sentire a tutti noi la forza, la passione e la magia di ogni partita.

 La sua mancanza si farà sentire, ma il suo ricordo sarà per sempre vivo in ogni tifoso, in ogni appassionato, in ogni partita che guarderemo.

Il post pubblicato dal giornalista ed ex radiocronista sportivo Riccardo Cucchi 

JeanFranck Parlati