Vittima innocente della camorra: ucciso per punire un pentito nel giorno della Liberazione

A distanza di vent’anni, le parole del collaboratore di giustizia Luigi Grassia, acquisite ieri nel processo a carico di Alessandro Cirillo, detto “‘o sergente”, e Francesco Di Maio, gettano nuova luce sull’agguato.

Un’esecuzione in pieno stile mafioso, nel giorno della Liberazione. L’imprenditore Cesare Di Bona venne assassinato il 25 aprile 2005, giorno del suo 78esimo compleanno, sotto casa sua, a Casal di Principe. A distanza di vent’anni, le parole del collaboratore di giustizia Luigi Grassia, acquisite ieri nel processo a carico di Alessandro Cirillo, detto “‘o sergente”, e Francesco Di Maio, gettano nuova luce sull’agguato.

“Ero in auto con Di Maio, ci seguiva Raffaele Bidognetti. Di Maio si è fermato davanti al negozio di Di Bona e ha aperto il fuoco”, ha raccontato Grassia. Si tratta delle prime dichiarazioni rilasciate da lui all’inizio della collaborazione con la giustizia, ora acquisite dalla Corte d’Assise. Il processo riprenderà a fine giugno con la testimonianza di Raffaele Bidognetti.

Secondo quanto ricostruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, guidata dal sostituto procuratore Simona Belluccio, l’omicidio fu una vendetta trasversale del clan Bidognetti. L’obiettivo non era l’imprenditore incensurato, ma il nipote acquisito Luigi Diana, detto “‘o manovale”, ex affiliato al clan passato dalla parte dello Stato.

L’agguato avvenne poco dopo le 9 del mattino sul corso Umberto I, all’angolo con via Ariosto. Di Bona, stimato commerciante di ceramiche e arredo bagno, stava per aprire il suo negozio “Edilcem” quando venne raggiunto da undici colpi di pistola calibro 9. Non ebbe nemmeno il tempo di alzare le serrande. I figli, Alfonso e Vincenzo, accorsi per aiutarlo, trovarono il padre riverso a terra, ormai senza vita.

L’assassinio fu il tragico epilogo di una strategia mafiosa studiata per colpire chi era più esposto e facilmente raggiungibile. Cesare Di Bona, noto e rispettato nel paese, non immaginava di diventare bersaglio di una vendetta che non lo riguardava.

Redazione

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