Pagani. Per la “Mensa dei Poveri” si attendono i contributi statali

Pagani. Per la "Mensa dei Poveri" la fondazione Carminello ad Arco attende i contributi statali. L'annuncio di Gaito

Pagani. La Mensa di Tommaso
Pagani. La Mensa di Tommaso
Pagani. Per la “Mensa dei Poveri” la fondazione Carminello ad Arco attende i contributi statali

Complesso architettonico del Carminello ad Arco a Pagani, la fondazione pronta al recupero conservativo della struttura – che fino a qualche tempo fa ospitava pure la “Mensa di Tommaso” – attraverso fondi di carattere nazionale e internazionale. A confermare la notizia è stato il presidente della fondazione, Aniello Gaito.

La progettazione

Infatti, la progettazione è pronta con il placet della Soprintendenza, ma si aspetta l’erogazione di fondi nazionali per avviare il lavoro che condizionerà i servizi di Caritas e l’attività del refettorio per i poveri fondato da don Flaviano Calenda.

Il dibattito

Continua a tenere quindi banco a Pagani il dibattito intorno il recupero e le attività della struttura gestita dalla fondazione Carminello ad Arco. A luglio, infatti, il cedimento di quattro punti del solaio nell’area che ospita alcuni servizi sociali fondamentali per i più deboli ha ufficialmente aperto lo scontro tra la fondazione e il parroco don Flaviano Calenda, preoccupato per lo stop alle attività della mensa in una fase storica quanto mai delicata per la comunità paganese. Mentre il parroco attende notizie dal Comune di Pagani, che si è fatta carico di individuare un immobile comunale dove trasferire i vari servizi fino a emergenza conclusa, la fondazione Carminello Ad Arco continua a confermare il proprio impegno verso il recupero conservativo della struttura ultracentenaria. «Dal primo anno di insediamento di questo Consiglio d’amministrazione, abbiamo fatto una ricognizione del bene, e ci siamo preoccupati di incaricare tecnici verso la progettazione di un recupero conservativo della struttura, che dopo un anno aveva già l’approvazione da parte della Soprintendenza – ha spiegato nel dettaglio il presidente della fondazione – . Il progetto è già cantierabile, ma servono somme importanti che al momento la fondazione non ha se non vendendo parte del patrimonio. Non reputiamo possibile questa strada, perché siamo sempre stati contrari a svendere».

La missione impossibile

Da qui la mission per provare a reperire fondi destinati a progetti socialmente utili, ma anche volti alla riqualificazione della memoria storica cittadina e non solo. Un lavoro che Gaito, come sottolineato, parte da lontano e ben prima degli ultimi episodi che hanno costretto la fondazione a fare richiesta di sgombero dei locali «Abbiamo presentato diverse richieste di contributo e siamo fiduciosi, dopo qualche anno, di annunciare presto che ci sarà un finanziamento da parte degli enti preposti affinché questo immobile ritorni all’antico splendore», ha detto. E infine, Gaito ha voluto smorzare le polemiche innescate da chi, dietro a questa necessaria operazione, vede la possibilità futura di utilizzo della struttura per altri scopi: «Nel 1600 il conte palatino Carlo Pignataro donò questa struttura per fini sociali, il nostro obiettivo è continuare a tenere viva la sua memoria testamentaria».

Alfonso Romano

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Alfonso Romano

Alfonso Romano, 23 anni, di Scafati ma anche di Roma e Cava de' Tirreni, corrispondente de "La Città" e socio del circolo Arci Cortocircuito. A lavoro e alla lotta!