Angri, celebrazione del 4 novembre ma senza scolaresche

Oggi, l’assenza delle scolaresche ad Angri ha sollevato qualche domanda: chi avrebbe dovuto coinvolgere le scuole in questa celebrazione? È un compito che spetta solo agli enti locali, oppure è necessaria una sinergia più strutturata tra istituzioni scolastiche, amministrazioni comunali e associazioni?

Il 4 novembre rappresenta un giorno di profonda riflessione per l’Italia, infatti oggi ricorre il 106° anniversario del “Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze
Armate ”un’occasione per rendere omaggio alle Forze Armate, ricordando il sacrificio di chi ha dato la vita per la difesa della patria.

Questa data commemora infatti la fine della Prima Guerra Mondiale e la vittoria dell’Italia sull’Impero Austro-Ungarico, un traguardo che ha segnato una tappa fondamentale per il nostro Paese e che è stato suggellato dalla tumulazione del Milite Ignoto presso l’Altare della Patria a Roma.

Ad Angri, come in molte città italiane, le istituzioni hanno reso onore a questa giornata con una cerimonia che ha visto la presenza delle autorità locali, delle forze dell’ordine e delle associazioni civili e militari del territorio.

Erano presenti il comandante della stazione dei Carabinieri, la Polizia Locale, la Croce Rossa e rappresentanti di associazioni come Nomos, Reduci e Combattenti, la Sezione Finanzieri e la Protezione Civile. Tuttavia, uno degli elementi più notati in questa celebrazione è stata l’assenza degli studenti, e con loro, il coinvolgimento attivo delle scuole.

Negli anni passati, la partecipazione delle scolaresche era un elemento centrale delle celebrazioni del 4 novembre: un’occasione per sensibilizzare le nuove generazioni su un tema tanto importante quanto lontano dal vissuto quotidiano di molti giovani.

Le scuole avevano il compito di trasmettere ai ragazzi l’importanza delle Forze Armate e di educarli alla memoria storica, con attività che comprendevano conferenze, mostre fotografiche e incontri con veterani.

Oggi, l’assenza delle scolaresche ad Angri ha sollevato qualche domanda: chi avrebbe dovuto coinvolgere le scuole in questa celebrazione? È un compito che spetta solo agli enti locali, oppure è necessaria una sinergia più strutturata tra istituzioni scolastiche, amministrazioni comunali e associazioni?

Se la scuola è, come si dice spesso, un luogo neutrale e privo di influenze politiche, è comunque evidente che dovrebbe ricoprire un ruolo centrale nel trasmettere la memoria storica ai più giovani, soprattutto in una giornata simbolica come quella del 4 novembre.

In un contesto sociale sempre più frenetico e spesso agitato, giornate come queste ci ricordano l’importanza della pace e della serenità.

Il mondo di oggi ci pone costantemente di fronte a immagini di conflitti e disperazione, e proprio per questo, l’opera delle Forze Armate si fa ancor più significativa: non solo difesa della patria, ma anche sostegno alla sicurezza internazionale e alla stabilità.

I militari italiani, sia in servizio che caduti in guerra, incarnano valori di dovere e umanità che, in un’epoca di incertezze, rappresentano un punto fermo per la comunità.

Le istituzioni locali hanno quindi il compito di mantenere vivo questo spirito, di coinvolgere tutti, giovani e meno giovani, in momenti di riflessione e memoria.

L’Unità Nazionale e il contributo delle Forze Armate meritano di essere valorizzati non solo come commemorazione, ma come richiamo ai valori fondamentali che costruiscono il tessuto della nostra società.

La speranza è che il prossimo anno, ad Angri come in altre città italiane, anche le scuole partecipino con rinnovato entusiasmo a queste celebrazioni, permettendo agli studenti di vivere da protagonisti momenti che fanno parte della nostra identità nazionale.

In conclusione, il 4 novembre deve rimanere una giornata di profondo rispetto, di riflessione e di riconoscimento per chi ha sacrificato la propria vita per l’Italia.

È doveroso chiedere che la memoria di questi caduti sia preservata e che il loro sacrificio continui a ispirare il nostro impegno quotidiano per un Paese più unito e consapevole della propria storia.

JeanFranck Parlati