L’avvocato Luca Raviele, legale del 17enne fermato per l’omicidio di Santo Romano a San Sebastiano al Vesuvio, ha fornito una versione dei fatti diversa da quella finora emersa. Secondo il legale, il suo assistito, “una persona con difficoltà”.
“Ha ammesso di aver sparato ma ha fornito una dinamica dei fatti diversa”, ha spiegato l’avvocato Raviele. Stando al racconto del minorenne, la lite scoppiata tra i due gruppi di amici non sarebbe stata causata solo da una scarpa sporcata, ma da una “spallata” e da un’aggressione fisica subita.
“Il mio assistito ha detto che è stato inseguito da un gruppetto di 4-5 ragazzi, tra cui la vittima, che lo hanno aggredito fisicamente. Uno gli ha trattenuto un braccio, un altro gli ha dato uno schiaffo e un altro ancora gli ha mostrato un coltello. A quel punto, spaventato, ha estratto la pistola dalla cintura e ha sparato per difendersi, non con l’intenzione di uccidere”, ha precisato l’avvocato.
Un profilo psicologico complesso
Raviele ha sottolineato le difficoltà psicologiche del suo assistito, descrivendolo come “mingherlino” e “inoffensivo”. Il legale ha inoltre rivelato che il 17enne è affetto da “problematiche serie certificate sia dall’INPS sia da un perito nominato d’ufficio”, e che due anni fa era già stato riconosciuto “non imputabile” in un precedente procedimento penale.
Tuttavia, questa versione dei fatti dovrà essere verificata dagli inquirenti, che stanno analizzando le testimonianze e gli elementi raccolti durante le indagini. Sarà il giudice a dover stabilire se le circostanze dell’omicidio corrispondono a quanto dichiarato dal minorenne e se le sue azioni possano essere giustificate dal diritto alla legittima difesa.