Secondo gli Open Data INAIL relativi ai primi dieci mesi del 2024, la regione ha registrato 73 infortuni mortali, un numero insostenibile che pone la Campania tra i peggiori scenari del Paese. Patrizia Sannino, Presidente dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil), ha commentato così la situazione:
“Queste vite spezzate nell’esercizio del loro mestiere rappresentano uno dei crimini più efferati in una società civile. Alla tragedia si aggiunge un incremento dell’1,6% delle denunce di malattie professionali nello stesso periodo.”
L’insicurezza nei luoghi di lavoro: un dramma costante
Non solo morti, ma anche un numero altissimo di infortuni e malattie professionali. Giovanni Mondini, presidente di Anmil Napoli, denuncia la precarietà delle condizioni lavorative:
“La sicurezza nei luoghi di lavoro è ancora troppo spesso sacrificata. È allarmante come la coscienza collettiva sembri ormai assuefatta a queste tragedie. Operai ultra sessantenni continuano a lavorare in condizioni di grave rischio, senza alcuna tutela, come se fossimo ancora a 50 anni fa.”
Un caso emblematico risale a pochi giorni fa, quando un operaio di 70 anni è precipitato da un’impalcatura a San Sebastiano al Vesuvio, finendo in codice rosso all’Ospedale del Mare. Una situazione che Mondini definisce inaccettabile:
“La mancanza di rispetto per i lavoratori e per la giustizia penale è evidente. L’Anmil chiede da anni l’istituzione di una Procura Nazionale del Lavoro, in grado di intervenire con competenza sui crimini legati all’insicurezza. Non servono nuove leggi, ma l’applicazione rigorosa di quelle già esistenti.”
Una strage senza fine
Questa lunga serie di tragedie continua a gettare un’ombra sul mondo del lavoro in Campania, un territorio dove le storie di lavoratori che perdono la vita o restano invalidi non accennano a diminuire. La sfida, come sottolineato dalle istituzioni e dalle associazioni, è quella di rompere questo ciclo attraverso una maggiore responsabilità e una vigilanza più efficace.